SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO: DRITTI VERSO LA TIRANNIA DELLE MACCHINE

Penso con orrore al fatto che tra vent’anni si ricorderà con nostalgia l’epoca sciagurata che stiamo vivendo: «Ti ricordi come era bello nel 2018? Tutto era più semplice, alcuni avevano un lavoro e non si era instaurata la dominazione globale dei robot».
La dipendenza tecnologica ci rende carne da macello in ogni settore delle nostre vite. Iniziando dal posto di lavoro: al fine di arricchirsi ancora di più, i «capitalisti» di tutto il mondo stanno procedendo alla sostituzione del lavoratore umano con un equivalente lavoratore automatizzato. Il vantaggio è evidente: l’automa non si lamenta, non chiede di essere pagato, non chiede le ferie. È una rivoluzione ineludibile che è attualmente in corso e di cui vediamo i primi effetti. La cosa angosciante è che quando si chiede agli esperti un parere sul fatto che milioni di posti di lavoro andranno persi, quelli aprono le braccia e dicono: «Sì, è così. Incrociate le dita e sperate che non tocchi a voi».
La tirannia delle macchine si è propagata nel mondo reale, quello dei consumi e dell’economia, rapinandoci delle nostre relazioni e dei nostri affetti. Come un parassita ha inglobato le nostre reti sociali digitalizzandole: in questo modo le macchine sono diventate in grado di orientare le nostre vite. Mi riferisco ovviamente ad internet e ai social network. Stiamo utilizzando questi strumenti senza esserne preparati, da un punto di vista persino biologico. Per milioni di anni i nostri gruppi sociali si sono composti al massimo di qualche decina di persone: esistono studi che sostengono come il cervello umano non sia in grado di gestire efficientemente un numero molto grande di interazioni personali. Per non parlare degli strumenti concettuali di cui siamo dotati per dirimere le controversie (giustizia, diritto, informazione), che appaiono così inefficaci nel mondo online. Riporto le parole dette in un convegno a Trento da Nick Davies, un grande giornalista del «Guardian»: internet è come la bomba atomica, un’idea grandiosa ma di cui ci pentiremo presto.
Forse è ora di capire che fare a meno delle tecnologie informatiche avrebbe richiesto tanta intelligenza quanta ne è servita per inventarle. Non accadrà mai, ma poi non si dica che nessuno ha avvertito: avremmo potuto opporci, anziché farci sedurre dalle lucine colorate, come bambini che aspettano il Natale.